Cloud

Kiyoshi Kurosawa

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Ryusuke Yoshii accumula una piccola fortuna rivendendo in rete, a prezzo maggiorato, merci di varia natura, da borselli a macchinari medici, spesso contraffatte. Per farlo utilizza lo pseudonimo di Ratel, che tra i forum di acquirenti comincia a circolare con una sinistra nomea di truffatore. Il suo mentore, Muraoka, gli propone di investire su una piattaforma di aste online e abbandonare il reselling, ma Yoshii si rifiuta, per dedicarsi totalmente alla profittevole attività di Ratel.
DATI TECNICI
Regia
Kiyoshi Kurosawa
Interpreti
Masaki Suda, Kotone Furukawa, Daiken Okudaira, Amane Okayama, Yoshiyoshi Arakawa, Masataka Kubota, Masaaki Akahori, Mutsuo Yoshioka, Yusei Mikawa, Maho Yamada, Toshihiro Yashiba, Yoshiyuki Morishita, Tetsuya Chiba, Yutaka Matsushige
Durata
109 min
Genere
Azione
Drammatico
Horror
Thriller
Sceneggiatura
Kiyoshi Kurosawa
Musiche
Yasuyuki Sasaki
Distribuzione
Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures
Nazionalità
Giappone
Anno
2024

Presentazione e critica

Chi di voi non ha mai comprato qualcosa online? O anche venduto, diventando di fatto un vero e proprio rivenditore, seppur nel suo piccolo? Dietro la pratica di smerciare oggetti su internet c’è chi ha costruito vere e proprie fortune, inventandosi un lavoro tutto nuovo. Certo bisogna avere fiuto per gli affari, capire quando e come trovare in offerta delle vere e proprie occasioni per poi rimetterle sul mercato del web ad un prezzo rialzato, in modo da guadagnare sulla differenza.
Quello che per il singolo utente può sembrare una cosa da poco, per chi si approccia a questo reselling si trasforma in una vera e propria operazione a scopo di lucro: se infatti l’illecito è schivato, il rischio di sfruttare – anche involontariamente – l’inesperienza di chi si disfa delle sue proprietà può apparire come una sorta di inganno, più o meno in malafede, e proprio su questa singolare premessa si basa Cloud, l’ultimo film del regista giapponese di culto Kiyoshi Kurosawa.

Conosciamo il protagonista Ryusuke Yoshii mentre sta acquistando dei macchinari medici da un’attività prossima alla chiusura, al prezzo modico di 90.000 yen. Ma dalla successiva vendita l’uomo, un trentenne che vive in un piccolo appartamento, ottiene quasi sei milioni. Forse proprio per via di quella mossa riuscita, decide di licenziarsi dal per lui sfiancante lavoro in fabbrica per tentare di basare il suo business su quella redditizia pratica. Dopo aver snobbato un’offerta di collaborazione da parte di un suo conoscente, Yoshii decide di trasferirsi in una casa di campagna, in compagnia della fidanzata Akiko.
Lì spera di trovare la giusta tranquillità per trascorrere ore e ore davanti allo schermo del computer, ma non soltanto, anche per sfuggire a dei nascenti demoni. Quando si trovava ancora a Tokyo infatti aveva cominciato a soffrire di un senso di crescente paranoia, che paradossalmente finisce per amplificarsi anche ora nella nuova dimora, per via di alcuni episodi minacciosi a suo danno. E ora Yoshii scoprirà come tutto abbia un prezzo da pagare…(…)

(…) In Cloud regna un’alienazione di fondo che colpisce chiunque, dalla quale nessuno può dirsi effettivamente indenne. L’obnubilamento di ciò che avviene attorno, con i fuori campo a sottolinearne ulteriormente la latente emersione, viene soggiogato dalle logiche, a tratto spietate, del mercato web e ben presto la monotonia della routine deve fare i conti con l’ineluttabile contrappasso, in un crescendo di inquietudine che trova adeguato sfogo nel succitato terzo atto.
Un’atmosfera ansiogena che proprio negli archetipi della paura trova la sua via tensiva, con quel senso di attesa che viene progressivamente sostituito da una serrata resa dei conti, nei quali il protagonista non potrà fidarsi di niente e di (quasi) nessuno, in quella che diventa a conti fatti una disperata lotta per la sopravvivenza.
Ciò che è virtuale diventa drammaticamente reale, in una dicotomia via via sempre più ambigua che riflette sulla (im)morale di una società, almeno agli occhi esterni, basata sul rispetto delle regole e delle persone come è – o appare – quella nipponica. E così il senso della vendetta e del relativo, potenziale, perdono assume derive ancor più stratificate e dove giusto e sbagliato si trovano a collimare in uno spazio racchiuso e limitato, in attesa di quella fine del mondo che da privata si fa metafora di una globalità assoluta, consumata dal dio denaro e ad esso destinata a soccombere.

Un acuto specchio dell’animo umano e dei meccanismi del mercato digitale. Kiyoshi Kurosawa trasforma l’apparentemente ordinario atto di vendere e comprare online in una metafora inquietante ed esistenziale, dove ogni transazione cela il prezzo di una fiducia infranta e l’amara realtà del profitto a spese dell’altro. A una parte più riflessiva ma già carica di sinistre inquietudini in divenire, fino a momenti di apocalittica paranoia e ad una resa dei conti che – perdonateci il gioco di parole data la premessa – non fa sconti di sorta, Cloud ci ricorda che ciò che è virtuale può assumere risvolti drammaticamente reali, in un mondo dominato dalle logiche economiche e dove per essere bisogna anche avere.

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