Edward Berger

Oscar 2025: migliore sceneggiatura non originale


Golden Globe 2025: migliore sceneggiatura


BAFTA 2025: miglior film, miglior film britannico, miglior montaggio, migliore sceneggiatura non originale


DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Presentazione e critica
“Sede vacante!”, annuncia il cardinale statunitense Tremblay: il che significa che il pontefice è spirato, e che un conclave dovrà riunirsi a breve per decidere chi dovrà succedergli. A capo della votazione c’è il Decano britannico Thomas Lawrence, incaricato di verificare che tutto si svolga in piena correttezza, e di arginare le ambizioni rampanti dei cardinali candidati. Fra questi ci sono due italiani, il progressista Aldo Bellini e l’ultraconservatore Goffredo Tedesco, il cardinale africano Joshua Adeneya, ovviamente Joe Tremblay, e persino un cardinale latinoamericano, Vincent Benitez, ordinato in pectore dal Papa in persona mentre era di stanza a Kabul, dopo aver servito nelle zone di battaglia di Congo e Iraq. Per i corridoi del Vaticano si aggira infine suor Agnes, che conosce molti segreti ed è parecchio arrabbiata nei confronti di quell’universo maschile che emargina da sempre lei e le sue consorelle.
Conclave, basato sul romanzo omonimo di Robert Harris, entra nel mondo della Chiesa come in una società segreta ricca di misteri, rivalità e tensioni, e affida alla magnifica recitazione di Ralph Fiennes nei panni del cardinale Lawrence il compito di fare da timoniere fra le correnti infide delle elezioni papali. Intorno a lui si muove un cast d’eccellenza che comprende Stanley Tucci e Sergio Castellitto nei ruoli rispettivamente di Bellini e Tedesco, John Litgow in quelli di Trembley e Isabella Rossellini nei panni di suor Agnes. La sceneggiatura di Peter Straughan, già autore di quel gioiello che è La talpa nella versione diretta da Tomas Alfredson (fra i produttori esecutivi di Conclave), tratteggia i personaggi attraverso confronti che mettono in luce visioni radicalmente diverse di ciò che la Chiesa dovrebbe rappresentare. I cardinali votano all’interno della Cappella Sistina sigillata dal mondo esterno, ma questo non basta a fermare infiltrazioni e invasioni di campo. Le inquadrature del regista tedesco Edward Berger, già premio Oscar per il Miglior film straniero (più altre tre statuette) con Niente di nuovo sul fronte occidentale, sembrano aver appreso le lezioni di Fellini e di Moretti nel rappresentare spazi metafisici attraversati da figure in tonaca che sembrano fluttuare a qualche centimetro dal terreno.
E gli scrutini papali si susseguono in un crescendo di tensione emotiva, rivelando tanto le debolezze personali quanto le finalità politiche del conclave. Al centro c’è la sopravvivenza della Chiesa in un’epoca in cui è messa in grande discussione e i fedeli sono sul punto di abbandonarla per sempre: la strategia è dunque rinnovarsi e aggiornarsi alla contemporaneità, appoggiando le istanze di donne, gay e immigrati, o arroccarsi al passato, difendendo le classi dominanti e i nuovi sovranismi? Oltre alla recitazione di Fiennes sono memorabili la fotografia di Stéphane Fontain, amato da Jacques Audiard come da Pablo Larrain e Paul Verhoeven – a riprova che esiste un gotha internazionale del cinema d’autore. Le musiche evocative del compositore tedesco Volker Berterlmann sottolineano la tensione dei procedimenti elettorali e i dilemmi morali in gioco. Peccato per un finale (fedele al romanzo di Harris) che sembra cedere alla political correctness più che a una genuina ispirazione narrativa: ma come thriller filosofico Conclave lascerà soddisfatti i fan del best seller da cui è tratto. Un adattamento adulto ed elegante ancorato da interpretazioni solide e da una visione geometrica di come gli equilibri di potere si spostino lungo rette che modificano continuamente la figura iniziale.
“Chi tra voi è senza peccato scagli la prima pietra” è un verso del Vangelo di Giovanni entrato nei modi di dire comuni, poche parole che esprimono alla perfezione tutta l’umana fallibilità. Ed è su questo concetto che sembra costruito il nuovo film di Edward Berger (che in questi giorni ha anche presentato il primo film girato per Apple Vision Pro), Conclave, in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, ma già approdato con successo al Telluride Film Festival, ed in sala dal 19 dicembre. Tratta dall’omonimo romanzo di Robert Harris, la pellicola si presenta allo spettatore con i toni del thriller, ma è molto di più di ciò che mostra perché attraverso una vicenda intricata e coinvolgente si propone di far mostra dell’assoluta complessità dell’animo umano, raccontando, quasi con le velleità di un esperimento sociologico, un gruppo di persone rinchiuse in un unico luogo con poche possibilità di interazioni con l’esterno. A far parte del nutrito cast sono Ralph Fiennes, in un ruolo centrale, ambiguo e complesso, Sergio Castellitto, Stanley Tucci, Isabella Rossellini e John Lithgow, tutti nomi altisonanti ma perfettamente al servizio della storia, plasmati nelle movenze e nelle espressioni da personaggi sfaccettati in continua lotta prima di tutto con sé stessi.
A dare il via alle vicende è l’improvvisa morte del Papa, un avvenimento che comprensibilmente sconvolge la Chiesa ma che allo stesso tempo costituisce un’eventualità nota, il cui protocollo segue rigide regole sviluppate in secoli di storia. Ad occuparsi della costituzione del conclave, che eleggerà il nuovo capo del Vaticano, è il cardinale Thomas Lawrence, un uomo scaltro che conosce bene molti di coloro che prenderanno parte all’elezione del nuovo papa: cardinali molto diversi tra loro, con differenti punti di vista sulla vita, sulla religione ma soprattutto sulla politica. Rinchiusi in un luogo da cui non potranno uscire se non dopo la fumata bianca, e quindi dopo l’avvenuta nomina del nuovo papa, i cardinali inizieranno pian piano a scoprire le proprie carte in ore fatte di accordi ottenuti in segreto e rivelazioni che potrebbero far tremare la Chiesa dalle fondamenta in un continuo attrito tra conservatori e riformisti. A destare particolare stupore, però, è l’arrivo di un nuovo cardinale la cui nomina recente lascia sconcertati in molti, persino il cardinale Lawrance.
Conclave è un film saldamente costruito sulle spalle del personaggio interpretato da Ralph Fiennes, giocatore e allo stesso tempo pedina di una scacchiera dalla cui mosse e contromosse dipende il futuro politico e spirituale della Chiesa. L’obiettivo si sofferma più volte sul suo volto, sulla postura, le sue reazioni anche minime, in una messa in scena ricca di simbolismi dove è la luce a giocare spesso un ruolo fondamentale nel racconto. Con un sapiente lavoro di luci e ombre, infatti, Berger ci racconta l’intimo dei personaggi in scena, in un continuo alternarsi di elementi mostrati e celati, persi nell’oscurità o illuminati dal fioco bagliore che entra da una finestra sbarrata a da una lampada appena accesa. Tutto in questo lungometraggio parla, non solo i dialoghi (incalzanti e ridondanti, mai prolissi), in una lunga serie di inquadrature dove anche gli affreschi alle pareti raccontano la storia di un’umanità persa nei suoi vizi, alla ricerca della presenza di un Dio che li guidi, di una fede smarrita in un mare di arbitrarie convinzioni. Un microcosmo, quindi, rappresentativo della nostra specie tutta, dei suoi mali, delle sue meschinità e di un’animalesca lotta alla sopraffazione del più debole che acquisisce quasi una connotazione primitiva, lontana dai barlumi della ragione. Metafora, forse, di un occidente benestante e cieco ai bisogni e al malessere del resto del mondo, malessere che finisce per diventare così grande da avere effetti concreti anche nelle nostre vite così tranquille e controllate.
Ci sarebbe ancora molto da dire sulle tematiche e le criticità sollevate da questo film perché Conclave è un’opera con un’ottima scrittura, fatta di strati disvelati un po’ alla volta ma, per evitare di rovinarvi la visione, dobbiamo necessariamente fermarci qui. Ciò che possiamo aggiungere, però, senza svelare troppo, è che è il finale a conferire piena compiutezza al film, mostrando l’intento primario di far scaturire una riflessione profonda allo spettatore, pensieri nati da un percorso intrapreso con Thomas Lawrence e che portano a mettere in discussione molti aspetti che, ovviamente, non riguardano esclusivamente la dottrina religiosa. Una regia ispirata, fatta di immagini evocative, e una sceneggiatura granitica, unita a grandi interpretazioni, fanno quindi di questo lungometraggio un’opera pienamente riuscita, ricca di pathos, che non facciamo fatica a collocare tra i protagonisti della prossima stagione dei premi.
L’incredibile cast, Ralph Fiennes su tutti, regala interpretazioni magistrali di personaggi sfaccettati e mai banali che si muovono sullo sfondo di una vicenda intricata che utilizza il thriller come amo per catturare lo spettatore e portarlo a riflettere sulle tante tematiche proposte. Ottima e suggestiva la messa in scena, con una regia che fa del sapiente uso di luci e ombre uno strumento narrativo importante.