Dracula: L’Amore Perduto

Luc Besson

Image
Dracula: L'Amore Perduto, il film diretto da Luc Besson, ha inizio nel 1480. Il principe Vlad di Valacchia valoroso condottiero, parte per combattere le orde ottomane, lasciando la sua amata moglie Elisabeta (Zoë Bleu) al sicuro. Ma un destino crudele li separa per sempre, Elisabeta viene uccisa e quando la Chiesa si rifiuta di concederle la resurrezione, Vlad, accecato dal dolore, rinnega Dio e compie un atto blasfemo, uccidendo un sacerdote sull’altare. È l’inizio della sua condanna a vagare nei secoli come vampiro. Vlad diventa Dracula, creatura immortale delle tenebre. Anni dopo, nella Parigi del XIX secolo, Dracula intravede una giovane donna, Mina (Zoë Bleu), identica in tutto e per tutto a Elisabeta. Ossessionato dall’idea che sia la sua reincarnazione, lascia il suo castello in Transilvania per raggiungerla. L’incontro con Mina innesca una nuova spirale di passione, illusione e violenza.
DATI TECNICI
Regia
Luc Besson
Interpreti
Caleb Landry Jones, Zoë Bleu, Christoph Waltz, Ewens Abid, Matilda De Angelis, Guillaume De Tonquédec, Romain Levi, Raphael Luce, Bertrand-Xavier Corbi, Ivan Franek, Jassem Mougari
Durata
109 min
Genere
Horror
Sentimentale
Sceneggiatura
Luc Besson
Fotografia
Colin Wandersman, Vincent Richard
Montaggio
Hugues Tissandier
Musiche
Danny Elfman
Distribuzione
Lucky Red
Nazionalità
Francia, Gran Bretagna
Anno
2025

Presentazione e critica

Diciamo le cose come stanno: un po’ tutti, almeno tra quelli che conosco, tutti, dicevo, quelli che avevano visto il trailer di questo nuovo adattamento di “Dracula” diretto da Luc Besson avevano commentato dicendo: Eh, ma è uguale a quello di Coppola”. Pare che, udite certe rimostranze, Besson abbia detto che lui si è rifatto all’iconografia del personaggio così come codificata da Bram Stoker, e che mica è colpa sua se Dracula l’hanno disegnato così. Così come già l’aveva fatto Coppola.
Poi lo sappiamo tutti che Besson – che quando vuole è un signor regista – è un vecchio volpone, e che probabilmente ha fatto apposta a mettere nel trailer solo certe cose, e che comunque è uno sgamato, e allora tutto sommato non è stata nemmeno una grande sorpresa il verificare che sì, certo, ci sono dei punti in comune nella trama e nell’approccio, e sì, certo, il Dracula incartapecorito di Caleb Landry Jones è praticamente identico a quelli di Gary Oldman, ma al netto di tutto questo il film del francese è molto diverso da quello dell’americano (e non solo per il fatto di avere Parigi al posto di Londra: che poi io vorrei vederlo un regista italiano avere il coraggio di fare Dracula a Roma) e comunque dagli altri Dracula della storia del cinema.

Parigi al posto di Londra, la vampira assatanata che rotea vogliosa la lingua di Matilda De Angelis al posto del più tradizionale Renfield, un Jonathan Harker fessacchiottissimo e tutto sommato intuile e un Christoph Waltz prete danbrownesco e un po’ esorcista al posto dell’abituale Van Helsing. Tutte variazioni che danno l’idea, più sullo schermo che sulla carta, di come l’approccio di Besson sarà pure stato quello di essere fedele al libro di Stoker, ma ancora di più quello di agire come se in mezzo, tra romanzo e film, ci sia stato un fumetto, un fumetto alla Adèle Blanc-Sec, tanto per intenderci. Ecco che allora non sorpende come, nel mezzo di un film che non è mai nemmeno lontanamente horror, ma che ha o cerca la sua intensità e la sua tensione altrove e in altri generi, ci siano momenti, situazioni e personaggi a cui Besson dà evidentemente l’incarico di essere comici al limiti del demenziale.

Eppure, si diceva, non è che il film non cerchi una sua serietà e una sua intensità.
Ma Besson è sornione, un bambinone che col cinema e Stoker gioca sparigliando le carte e riscrivendo le regole, e facendo del suo film qualcosa di quasi inatteso. “Quasi” perché il titolo, sia quello italiano (Dracula: L’Amore Perduto) che quello originale/internazionale (Dracula: A Love Tale), stanno lì a indicare senza ambiguità dov’è che il regista francese voglia andare a parare, con questo suo film. La storia del Dracula di Besson è infatti solo ed esclusivamente quella di un grande amore che attraversa i secoli, quella tra Vlad e Elisabetta . Certo, direte voi, è come nel libro. Come in Coppola, no? E no, non è esattamente la stessa cosa. E non solo perché Coppola aveva tutta un’altra complessità e tutto un’altro spessore dal punto di vista del cinema e della stratificazione del racconto.

Cominsoong