Duse

Pietro Marcello

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Sul finire della prima guerra mondiale, la "divina" Eleonora Duse è una star del teatro che manca dalle scene da quasi un decennio. La fine del conflitto e un ritrovato stato di salute, oltre alle difficoltà economiche, la spingono a rimettersi in gioco recitando Ibsen assieme alla sua troupe. Ma il mondo sta cambiando, per le strade le camicie nere picchiano, e l'orrore della guerra deve ancora essere metabolizzato. Spinta dalle parole di Sarah Bernhardt, la Duse prova allora a intercettare il nuovo che avanza affidandosi a Giacomino, aspirante autore senza esperienza. Lo spettacolo è un fallimento e metterà in crisi l'attrice, che tornerà ad avvicinarsi al "suo" D'Annunzio mentre la figlia Enrichetta continua a sentirsi trascurata da una madre che si consacra all'arte e alla recitazione.
DATI TECNICI
Regia
Pietro Marcello
Interpreti
Noémie Merlant, Valeria Bruni Tedeschi, Vincenzo Nemolato, Fausto Russo Alesi, Giovanni Morassutti, Vincenzo Pirrotta, Marcello Mazzarella, Federico Pacifici, Noémie Lvovsky, Fanni Wrochna, Iacopo Fanelli, Gaja Masciale, Vincenza Modica
Durata
122 min
Genere
Biografico
Sceneggiatura
Pietro Marcello, Letizia Russo, Guido Silei
Fotografia
Marco Graziaplena
Montaggio
Fabrizio Federico, Cristiano Travaglioli
Musiche
Fabrizio Elvetico, Marco Messina, Sacha Ricci
Distribuzione
PiperFilm
Nazionalità
Italia, Francia
Anno
2025

Presentazione e critica

Un’icona della recitazione, ma non esistono registrazioni della sua voce. Forse anche questo alone di mistero, per chi non abbia avuto occasione di vederla esibirsi sul palco di un teatro, almeno un secolo fa, ha reso leggendaria la figura di Eleonora Duse. E come tale intrigante per un autore molto personale nel panorama del cinema italiano come Pietro Marcello, nato, come ama ricordare sempre, negli archivi, naturalmente propenso a raccontare e parteggiare per i personaggi in rivolta. Non si arrese alla conclusione della sua gloriosa parabola, proprio la Duse, quando dopo dieci anni di assenza, nel 1917, la troviamo cocciutamente pronta a tornare in scena. Inevitabile la incontriamo in anni di sofferenza fisica, debilitata dalla tubercolosi, ma anche dalle relazioni con il bel mondo della cultura e della politica di cui si era nutrita per tanti anni. Lei, apparsa in scena fin da bambina, dopo la nascita nel 1858.
Una donna pienamente ancorata nell’800, capace di rivoluzionare il modo di recitare, reso “moderno” dalla “divina”, come venne chiamata. L’uso dell’improvvisazione, dell’istinto e di un gesticolare insistito, talvolta più della recitazione in senso stretto, con parole non sempre pienamente udibili e comprensibili dal pubblico. Uno stile energico che la portò a commentare un autore come Cechov, “ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola”. Marcello ha scelto, non che ci sia stato mai alcun dubbio, un’attrice energetica e di personalità dell’oggi come Valeria Bruni Tedeschi per interpretare Duse, raccontandola in anni cruciali, fra la disfatta e poi la vittoria nella Grande guerra e l’ascesa del fascismo, alle prese con figure cruciali come D’Annunzio, in passato suo amante, e un Mussolini da cui pensava di poter ottenere fondi per la cultura e la costruzione di un teatro tutto nuovo.

Proprio dopo che il bagno di sangue del conflitto aveva avvicinato regioni e nazioni, innescando la rivoluzione della modernità nella società italiana, Duse sentì il bisogno di confrontarsi di nuovo con un teatro che nel frattempo aveva inseguito nuovi scampoli di quella verità che è sempre stata al centro dell’ossessione dell’attrice per il palcoscenico. Con dolcezza e vibranti momenti di entusiasmo e, specie in privato, di rabbia e dolore, il film ci regala un momento di confronto scontro imperdibile con un’altra icona, ma di un teatro senz’altro più radicato con il nuovo secolo, la francese Sarah Bernhardt. Un momento di sbandamento per una donna in cerca di un consolidamento anche della sua stessa immagine, nonostante o anche al di là dei cambiamenti in atto. L’indipendenza economica è a rischio, mentre la sua ricerca di bellezza viene resa con toccante energia e fragilità da Bruni Tedeschi, mentre rivendica l’arte in tempi a dir poco brutali che sembrano negarla, o metterla decisamente in secondo piano ai danni della forza e dell’arroganza.
Il respiro del film è quello di una donna affaticata e dolorante, che alterna momenti di lucida lungimiranza con un pessimismo cosmico, mentre intorno a lei, a muoversi nell’orbita come pianeti bramosi di attenzione, ci sono la figlia Enrichetta (una convincente Noémie Merlant) e la sua sodale e tuttofare Desirée (una sorprendente Fanni Wrochna).
Fra costumi e luoghi in cui la bellezza regna, Duse cerca la traccia della grandezza nell’ostinazione di una donna coraggiosa e incapace di arrendersi, ma al massimo di poggiarsi su una sedia prima di ritornare a rivendicare la sua arte più sfrontata di prima, come faceva sul palcoscenico. In questo senso si assorbono anche momenti di toni alti e nevrastenici, come l’ultimo incontro con l’amato e odiato D’Annunzio. Pagine ancora vitali di un’arte in azione per nobilitare un mondo in guerra, che riecheggiano nei funesti tempi attuali.

Comingsoon

Sbagliato cercare nel film una biografia della più grande attrice italiana di tutti i tempi perché il regista vuole usare gli ultimi anni della diva (prima della sua partenza per gli States dove morirà) per affrontare i temi che l’hanno resa eterna: la forza dell’Arte capace di piegare ai propri voleri anche la Vita e il tentativo della Politica di impossessarsi della sua vicenda. Da una parte il fuoco di chi si sente vivere solo recitando, quasi senza preoccuparsi di quello che porta in scena (l’episodio con Sarah Bernhardt è una specie di voluta antifrasi: importa la forza del palcoscenico, non se il testo è “vecchio” o “nuovo”). La lezione alla giovane attrice ci fa capire anche perché, pur amando la figlia Enrichetta, prima venga il bisogno di recitare, che nemmeno la tisi riesce a fermare. E se deve chiedere un favore a D’Annunzio o inchinarsi a Mussolini lei sa benissimo che lo fa per il più alto valore dell’Arte, che la Politica non potrà sporcare. E mentre il treno che porta a Roma la salma del Milite Ignoto attraversa l’Italia, la Duse – cui Valeria Bruni Tedeschi regala una prova da standing ovation – insegue testardamente un destino che si può compiere solo a teatro. Per chi vuole ammirare la prova di una grandissima attrice.

Iodonna