Anand Tucker

DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Presentazione e critica
Londra 1934. Jimmy Erskine è il critico teatrale più influente dell’epoca. Per gran parte della sua vita ha scritto per il The Daily Chronicle e ha il potere di consacrare o distruggere la carriera di un attore o il destino di una pièce anche con un solo articolo. Le cose cambiano quando David Brooke, che ha ereditato il giornale dal padre, ha iniziato a fare alcuni importanti cambiamenti rendendolo patriottico, vicino ai valori della famiglia e soprattutto interrompendo ogni appoggio all’Unione Britannica dei Fascisti di Oswald Mosley.
Lo stile di vita di Erskine e la sua omosessualità non vanno a genio a Brooke e la stroncatura dell’interpretazione di Nina Land, astro nascente del teatro britannico che lui ha preso di mira da tempo e il suo arresto per ubriachezza e comportamento molesto gli offrono il pretesto per licenziarlo. Ma Jimmy ha un’intuizione per riottenere il suo posto e si serve proprio dell’attrice per mettere in atto il suo piano.Le luci della ribalta stavolta cambiano direzione. Non diventano principalmente quelle della scena teatrale, ma si focalizzano sulla figura di chi scrive, in questo caso il prestigioso critico teatrale Jimmy Erskine.
Le inquadrature prevalenti (anche i primissimi piani distorti e schiacciati) sono su di lui. Viene mostrato mentre assiste alla rappresentazione ma anche quando osserva la reazione degli altri spettatori, come quella in cui il suo proprietario del The Daily Chronicle si commuove davanti all’esibizione di Nina Land. Forse questo cambio di prospettiva è l’aspetto più interessante di un film che costruisce la rappresentazione proprio al di fuori dei suoi luoghi abituali (in questo caso il palcoscenico), ma poi cerca sempre il colpo a effetto in una rappresentazione d’epoca che poi si trasforma in un thriller compiaciuto ma spento. C’è solo un momento più intimo, quelle in cui Jimmy mostra a Nina le foto di Oscar Wilde (che ha visto una volta quando era giovane) ed Henry James e rivela il suo passato da attore prima di diventare critico.
ll critico – Crimini tra le righe parte dalla consapevolezza che c’è un momento in cui una recensione può cambiare il destino. Quando la penna si muove sul foglio può consacrare o distruggere una carriera in una manciata di battute. Queste premesse vengono trasformate da Anand Tucker in una storia elegante, visivamente curata e interpretata con potenza, ma che alla fine resta in superficie.Il film prende ispirazione dal romanzo Curtain Call di Anthony Quinn, trasformandolo in un dramma ambientato nella Londra degli anni Trenta. A dominare la scena è Ian McKellen nei panni di Jimmy Erskine, critico spietato del Daily Chronicle, ed è affiancato da Mark Strong, Gemma Arterton, Ben Barnes, Alfred Enoch e Lesley Manville. Nonostante l’ambientazione suggestiva, i costumi impeccabili e la fotografia raffinata di David Higgs, il film preferisce soffermarsi su un singolo evento piuttosto che aprire davvero le porte del mondo che promette di esplorare.(…)
(…) Una delle intuizioni più interessanti del film è il metaspettacolo. Raccontando un recensore teatrale, Il critico guarda il teatro dall’interno, facendo riflettere sul ruolo della critica, sulla responsabilità del giudizio e sulla sua influenza devastante o salvifica. In un panorama in cui gli artisti vengono spesso raccontati come eroi romantici, al contrario qui il protagonista è colui che guarda, scrive, giudica. Una figura raramente esplorata con questa profondità.Stona infatti la superficialità con cui viene trattata la componente teatrale, come se fosse un elemento marginale. La vita del critico resta in ombra, ridotta a un contorno. I suoi rapporti personali, il suo passato, il suo metodo: tutto resta accennato. Sarebbe bastato poco per scavare di più e offrire un ritratto più completo di un uomo che vive per scrivere e scrive per dominare. Così com’è, il film preferisce restare all’esterno della scena, come se temesse di sporcare la sua bellezza formale con la complessità dell’animo umano. (…)
(…) La parola, così centrale per chi scrive e giudica, diventa il vero cuore del film. Anche se non tutto è messo a fuoco e alcune promesse narrative restano sospese, Il critico ha il merito di puntare lo sguardo su una figura raramente esplorata dal cinema. Un film che forse non lascia il segno con un colpo di penna, ma che riesce comunque a far riflettere su quanto possa essere affilato – e a volte pericoloso – l’inchiostro di una recensione.
