Il mio compleanno

Christian Filippi

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Riccardo sta per compiere 18 anni e ha un unico desiderio: poter vivere con la madre alla cui potestà è stato sottratto già da alcuni anni per problematiche della stessa. Nulla sembra potere impedire questo ritrovarsi che però non sarà dei più facili. Christian Filippi al suo primo lungometraggio trova due attori in stato di grazia. Il cinema e le fiction ci hanno già proposto innumerevoli volte, sia sul versante italiano che su quello internazionale, vicende in cui si assiste a un rapporto interrotto tra una madre e un figlio per le cause più diverse analizzandone le conseguenze.
DATI TECNICI
Regia
Christian Filippi
Interpreti
Zackary Delmas, Silvia D'Amico, Federico Pacifici, Giulia Galassi
Durata
90 min
Genere
Drammatico
Sceneggiatura
Christian Filippi, Anita Otto
Fotografia
Matteo Vieille
Montaggio
Tommaso Marchesi
Musiche
Meganoidi
Distribuzione
Cattive Produzioni
Nazionalità
Italia
Anno
2024

Presentazione e critica

“Siamo io e te, ma’”. Per Riccardino, protagonista de Il mio compleanno, esordio al lungometraggio di Christian Filippi, non c’è altro desiderio che vivere con sua madre Antonella. La stessa dalla quale quattro anni prima è stato separato dai servizi sociali perché il disturbo bipolare di cui soffre non le permetteva di esserci come doveva per suo figlio. Un arco di tempo lungo in cui i due si sono potuti vedere solo una manciata di volte. Ma ora che il ragazzo sta per compiere 18 anni tutto – nella sua testa, nel suo cuore e nelle sue intenzioni – è destinato a cambiare.

Scritto dal regista insieme ad Anita Otto, Il mio compleanno rientra a pieno titolo tra le migliori opere prime prodotte dal nostro cinema negli ultimi anni. Un’opera sincera, struggente, tenera, ironica, dolorosa. Un progetto sviluppato e prodotto nell’ambito della dodicesima edizione della Biennale College Cinema della Mostra del Cinema di Venezia che dimostra quanto il talento con il supporto necessario possano realizzare ottimi film.
A dare vita al protagonista ci pensa l’interpretazione strepitosa di Zackari Delmas. Un giovane attore magnetico che ci cattura fin dalla prima inquadratura in cui lo troviamo sul tetto della casa-famiglia da cui minaccia di buttarsi. Nonostante la sua educatrice Simona (l’ottima Giulia Galassi) speri per lui un futuro in quella struttura, Riccardino vuole solo ricongiungersi con sua madre (una sempre bravissima Silvia D’Amico), e per farlo arriva a scappare con lei ambendo ad una quotidianità familiare che gli era stata negata. Ma spesso quello che immaginiamo ha un esito profondamente diverso nella realtà e bisogna fare i conti con variabili non programmate.

Sebbene il film affronti tematiche non nuove, la sua riuscita sta tutta in un mix equilibrato di scrittura, regia e interpretazioni. Diviso narrativamente in due – con la prima parte all’interno della casa-famiglia e la seconda nel viaggio/fuga di Riccardino e sua madre, Il mio compleanno vede la sua genesi in un laboratorio di scrittura tenuto da Filippi proprio nelle case famiglia di Roma nel 2018. Un’esperienza diventata la base per la sceneggiatura grazie all’incontro con i ragazzi, i tutor e gli assistenti sociali delle strutture. Un approccio che ricorda quello di Dario Albertini in Manuel anche solo per il realismo che contraddistingue entrambi i film.

Girato in un formato 4:3, scelto per enfatizzare un senso di intimità quanto la costrizione nella quale si sente imprigionato il protagonista nella realtà protettrice ma limitante della comunità, il film ci mostra una piccola porzione di mondo. Quella di chi cresce ai margini, di chi – giovanissimo – non ha a guidarlo gli insegnamenti, l’amore e le regole dei genitori.
È un film drammatico Il mio compleanno, eppure Filippi lo infonde di ironia grazie all’attitudine di Riccardino così come a quella degli altri ragazzi con i quali si è ritrovato a vivere. Tutti a mascherare con un modo di fare un po’ spavaldo il dolore che hanno dentro.
Altro punto a favore del film è la capacità dalla quale Christian Filippi si sottrae da facili cliché. Sebbene il protagonista e sua madre appartengano al mondo della periferia romana, Il mio compleanno non indugia in un racconto visivamente e narrativamente abusato da tanto altro cinema. Stessa cosa per quanto riguarda la rappresentazione della malattia mentale. Un debutto validissimo su una crescita emotiva capace di raccontare anche uno spaccato di società spesso lasciato nell’ombra. Quello che imparerà Riccardino compiendo 18 anni – e pagando emotivamente a caro prezzo l’essere diventato “adulto” – è ad affrontare il futuro. Un passo alla volta

Movieplayer

La pellicola finanziata dalla Biennale di Venezia, è un lungometraggio a basso budget che però come spesso accade nella sua essenzialità ha molto da raccontarci. Riccardino, il protagonista interpretato da un bravissimo Zackari Delmas, è un ragazzo che vive in una casa famiglia che gli è stata assegnata dal giudice 4 anni prima quando è stato allontanato dalla madre che soffre di disturbi della personalità. Al compimento del suo diciottesimo anniversario deve decidere se cercare di ottenere l’articolo 25 che gli permetterebbe di rientrare in società rimanendo nell’istituto oppure dovere abbandonare la casa famiglia. Il suo legame e l’idealizzazione della madre lo porteranno a seguire un sogno, come dice il regista Riccardo è “un illusionista con un’unica grande illusione, sua madre”. Ma presto il protagonista dovrà prendere contatto con la realtà e dovrà scegliere.

Quello che colpisce positivamente di questa pellicola è la poetica e la tensione che gli attori riescono a rendere benissimo. C’è sempre un rapporto a due, Riccardino è al centro di tutte le relazioni, lui e il suo migliore e unico amico, lui e l’educatrice interpretata da una bravissima Giulia Galassi, lui e la madre interpretata da un’eccezionale Silvia D’Amico che nel momento più importante del film risveglierà la coscienza del figlio con una frase shock: “io e te insieme siamo persi, tu da solo ti puoi salvare”. Gli attori e il regista sostengono con perizia questo racconto che ha un formato ristretto ai 4/3, scelta in linea con la sceneggiatura, focalizzato su piccole, ma profonde relazioni e dinamiche complesse da attraversare e analizzare. Bell’esordio e bel film da non perdere.

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