Il Pazzo di Dio – La Strada di Don Oreste Benzi

Kristian Gianfreda

Image
l Pazzo di Dio - La Strada di Don Oreste Benzi, il documentario diretto da Kristian Gianfreda, racconta l’impegno politico, sociale e umano di una figura che è stata fondamentale tra gli anni Settanta e Novanta, Don Oreste Benzi. Mosso dalla Fede e dalla volontà di voler cambiare il mondo, Don Oreste ha lottato contro tutti e tutto, dimostrando a chi non gli dava credito che sarebbe riuscito a realizzare i suoi progetti. Aprendo case di accoglienza in tutta Italia, aiutato da un generoso gruppo di volontari, ha dedicato la sua vita all’assistenza di chi viveva agli estremi margini della società.
DATI TECNICI
Regia
Kristian Gianfreda
Durata
62 min
Genere
Documentario
Sceneggiatura
Kristian Gianfreda, Giacomo Giubilini, Miriam Febei
Fotografia
Luca Nervegna
Montaggio
Giulio Bertelli, Tommaso Gallone, Francesco Roma
Musiche
Daniele Torri
Distribuzione
Coffee Time Film S.r.l.
Nazionalità
Italia
Anno
2025

Presentazione e critica

Don Oreste Benzi è stato un sacerdote che sin dagli anni’70 ha deciso di non restare chiuso nella propria parrocchia ma di andare per le strade di notte a cercare gli ultimi. In particolare avvicinava in particolare le prostitute provenienti dall’Africa (ma non solo) e ridotte in schiavitù per proporre loro la possibilità di una fuga e di una vita diversa.
Un documentario frutto di anni di raccolta e di realizzazione di materiali ricostruisce la personalità di un sacerdote fuori dagli schemi.

“A me non è mai dispiaciuto essere spregiudicato. Spregiudicato vuol dire non mettere i paletti davanti al Dio che viene, all’avventura. A me è piaciuta sempre l’avventura, nel senso etimologico del termine: un qualcosa che viene, e che quindi non c’era. A me piace andare verso ciò che viene, non rimanere fermo a ciò che c’era”. Non c’è niente di meglio di questa dichiarazione d’intenti di Don Benzi per far comprendere a chi non lo conoscesse che tipo di persona fosse. Kristian Gianfreda, che lo ha conosciuto e ha lavorato con lui, ce ne mostra diversi aspetti proponendo sue dichiarazioni e mostrandocelo all’opera.
Ne emerge il ritratto di un uomo fortemente legato alle esperienze dell’infanzia fatte di gioia ma anche intrise del profondo senso di disistima del padre verso se stesso causato dalla propria condizione economica. “Pensava di non valere niente” dice a un certo punto. Da questa considerazione è nata la scintilla che ha acceso il fuoco della sua azione. Non è retorica parlare di fuoco perché basta ascoltarlo per capire quanto la sua azione nascesse da una profonda vitalità che lo spingeva ad andare di notte (come testimoniano le immagini belle perché sfuocate) a cercare i fuochi dei copertoni con un mazzo di rosari in mano per trovare quelle donne portate con l’inganno in Italia dai loro Paesi di origine e poi costrette a prostituirsi.
Gianfreda mostra le molteplici iniziative portate avanti non solo in Italia a favore degli emarginati e degli sfruttati così come non nasconde prese di posizione sulla prostituzione su cui era possibile il dissenso. Ciò che conta però è l’assoluta disponibilità di quest’uomo a mettersi in gioco per sottrarre a un’effettiva schiavitù donne che in lui hanno visto la possibilità di un mutamento della loro condizione di vita. Tutto questo spinto dalla fede in Dio, un tipo di fede che non si ferma alle enunciazioni ma è pronta a immergersi nel dolore e nella sofferenza anche correndo dei rischi per la propria incolumità. Oggi gli sopravvive la Comunità Giovanni XXIII da lui fondata che continua l’opera che il ‘pazzo di Dio’ aveva iniziato senza una struttura alle spalle ma solo guidato dalle pagine del Vangelo. Soprattutto da quelle che ad altri potevano sembrare ‘scomode’.

Mymovies

Avremmo bisogno di più storie come questa, per fare esercizio di gratitudine, per diffondere parole d’amore. Il 31 ottobre approda nelle sale Il pazzo di Dio, la strada di Don Oreste Benzi, secondo lungometraggio di Kristian Gianfreda. Il documentario narra il pensiero e le lotte del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, conosciuto dalle genti come “il parroco dalla tonaca lisa”, che grazie a determinazione, lungimiranza e un’incrollabile fede è riuscito non solo ad aiutare i dimenticati dalla società, ma ha anche contribuito a cambiarla costruendo una rete di supporto che gli sopravvive.
Prodotto da Coffee Time Film, realizzato con il sostegno della Film Commission Emilia – Romagna, il film è frutto dell’operosità di molte delle persone che sono state ispirate da Don Oreste Benzi e che tutt’oggi fanno riverberare un messaggio di speranza, cura e umanità. Pregevole la scrittura del film firmata Giacomo Giubilini, nonché il montaggio di Matteo Parisini che bilancia molto bene i salti temporali e valorizza la cifra entusiastica della narrazione, che ha sempre come fulcro quest’uomo indimenticabile. Un plauso alla colonna sonora originale di Daniele Torri e Matteo Santini.
Caritatevole, pieno di grazia, instancabile promulgatore della verità, per Don Oreste Benzi è in corso il processo di Beatificazione.

Primi anni ’70: don Benzi è un sognatore visionario convinto di poter cambiare il mondo, ma nessuno gli dà credito. Con l’aiuto di un gruppo di volontari sgangherati realizza progetti e apre case di accoglienza in Italia e nel mondo. In particolare, negli anni ’90, don Oreste, nonostante le critiche e l’incredulità della gente, porta alla luce il dramma della prostituzione schiavizzata. Da quel momento fino alla sua morte, nel 2007, don Oreste non ha mai smesso di lottare per gli ultimi della società.
Di notte, su strade semideserte, con il rumore in lontananza delle auto che sfrecciano, una voce di uomo pronuncia parole in inglese, avvicinandosi ad un gruppo di donne. Cerca di rassicurarle, di comprendere perché si trovano lì, gli offre il suo aiuto. Questa figura che si muove nell’oscurità è in realtà così piena di luce da illuminare il destino di chiunque gli stia intorno. Il pazzo di Dio, il titolo del documentario ma anche lo stesso Benzi da cui deriva questo appellativo particolarmente calzante, è un viaggio fisico, mentale ed emotivo nella rivoluzione spirituale che il parroco di Rimini aveva ben chiara già quando a 12 anni scoprì la sua vocazione. Sempre e solo uomo di Dio, carne e cielo, dal porto da cui dice messa inizia a concepire la sua filosofia raminga, giacché si parte “dall’asfalto” per realizzare in terra la voce divina che riecheggia in lui. In questo modo di fare, nel suo piglio controcorrente e tutt’altro che mansueto, Don Oreste Benzi si prende cura delle prostitute portandole via da un destino crudele e indicandogli un cammino alternativo.

Il film di Kristian Gianfreda, che ha seguito per anni il parroco nelle sue missioni, si dipana proprio da quegli eventi negli anni ’90. Il pazzo di Dio mescola, dunque, in maniera equilibrata ed esaustiva, i racconti in prima persona di Don Oreste Benzi, del suo pensiero e della sua infanzia, le testimonianze di chi sta portando avanti la sua opera frammista e talune immagini di reportorio a dimostrazione dell’impatto determinante che la figura del sacerdote ebbe sull’assetto sociale e culturale dell’epoca. Il lungometraggio insiste molto, come diretta conseguenza del carisma assolutamente benevolo di questa figura, sull’incredulità di coloro che furono catturati dalla sua aura e sulla straordinarietà dei primi incontri con il parroco, che quasi sempre avvenivano in situazioni del tutto ordinarie. La maggior parte delle persone che ebbe la fortuna di incrociarlo sul proprio cammino erano ai margini della società, senza speranza e vicini a darsi la morte. Eppure, nei colloqui con Benzi, che si realizzassero in strada o in un capodanno in stazione, la luce faceva capolino e questi individui, di fatto, iniziavano a vivere. Questa umanità promossa e rigenerata, che ha condotto il sacerdote a vivere per lunghi periodi in strada insieme ai senzatetto, ha avuto effetti tangibili, portando alla fondazione della comunità Papa Giovanni XXIII con 300 case famiglia in 40 Paesi del mondo ed altri progetti di aiuto concreto ai bisognosi.

Taxidrivers