La Riunione di Condominio

Santiago Requejo

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La Riunione di Condominio, film diretto da Santiago Requejo, è ambientato nel cuore di Madrid, dove un tranquillo condominio si prepara alla solita, noiosa riunione di inquilini: all’ordine del giorno, il cambio dell’ascensore. Ciò che inizia come una discussione burocratica si trasforma presto in un acceso conflitto quando l’amministratore annuncia l’imminente arrivo di un nuovo affittuario: un uomo con problemi di salute mentale. Tra pregiudizi, paure e rancori mai sopiti, i vicini si dividono e le maschere della convivenza civile iniziano a cadere.
DATI TECNICI
Regia
Santiago Requejo
Interpreti
Raúl Fernández de Pablo, Clara Lago, Tito Valverde, Gonzalo de Castro, Neus Sanz, Christian Checa, Charo Reina, Pepe Carrasco
Durata
88 min
Genere
Commedia
Sceneggiatura
Santiago Requejo
Fotografia
Kiko de la Rica
Montaggio
Lucas Sánchez
Musiche
Morgana Acevedo
Distribuzione
BIM Distribuzione
Nazionalità
Spagna
Anno
2025

Presentazione e critica

Nel cuore pulsante di Madrid, all’interno di un comune palazzo residenziale, sette condomini si riuniscono per partecipare a una riunione tra inquilini. All’ordine del giorno c’è il tema del momento: la sostituzione dell’ascensore, un intervento costoso che sembra tuttavia mettere d’accordo tutti. Quella che sembra una riunione ordinaria, destinata a risolversi nel giro di poche battute, prende però una piega inaspettata. Alberto, uno degli inquilini, comunica infatti una decisione destinata a sconvolgere il clima di serenità che circonda il gruppo: entro la fine della giornata ha intenzione di affittare il proprio appartamento a un nuovo collega di lavoro; un uomo che, a quanto pare, soffre di disturbi di salute mentale. Unità di luogo, di tempo e di azione. La riunione di condominio, terzo film di Santiago Requejo, è solo l’ultimo di numerosissimi progetti cinematografici che negli anni si sono affidati – rimasticandole – alle cosiddette norme di rappresentazione pseudoaristoteliche. Un’aderenza a un impianto scenico minimale – e adatto a ogni genere – che, sovente, ha prodotto veri e propri capolavori per il grande schermo.

Qui, rielaborando gli alterchi verbali che furono – ad esempio – del Carnage di Polanski e mescolandoli alla struttura a matrioska che una decina di anni or sono faceva la fortuna del nostro cinema (Perfetti sconosciuti), Santiago Requejo sceglie una delle questioni più delicate della modernità (la percezione distorta e discriminatoria nei confronti dei disturbi mentali e di chi ne è affetto) come punto di partenza per una commedia amara dal ritmo serrato. Che, giocando su differenze di età, genere ed estrazione sociale, produce un vivace dibattito di 80 minuti circa in grado di fare da cassa di risonanza a pregiudizi e preconcetti di varia natura. Dalle relazioni al vestiario, passando per il fisico e per un generale atteggiamento di over-analyzing a posteriori, La riunione di condominio sfrutta un classico “effetto valanga” per svelare altarini, dissapori e vecchi rancori, con l’intento di ragionare – apertis verbis e con una buona dose di ironia – su ciò che il sentire comune ha l’ardire di definire normalità – “Sedetevi, forza, come se foste normali!”. E, sebbene l’opera di Requejo non abbia probabilmente il passo per reggere gli sbalzi tonali che cerca in più di un frangente (i momenti comici sono decisamente più indovinati dei rari squarci su difficoltà economiche e solitudine sociale), un ultimo colpo di reni regala però un finale che, riuscendo a schivare la più semplice delle risoluzioni possibili, restituisce l’immagine di un’umanità sconfitta e abbandonata a se stessa.

Sentieriselvaggi

Nel cortometraggio del 2021 dello stesso regista, tutto si concludeva con il ‘colpo di scena’ che qui arriva dopo solo una ventina di minuti di film, ed è facile immaginare quanto Santiago Requejo volesse continuare a sviluppare lo spunto affidato all’interessante e riuscito film breve originale, che – inevitabilmente – poteva contare su un ritmo più serrato, facilitato anche dal tipo di ripresa e di montaggio. E se la direzione della fotografia è passata da Javier Bermejo a Kiko de la Rica (Open Arms – La legge del mare, Ma ma, 4×4), alla consolle del montatore Lucas Sánchez è stato decisamente più impegnato nel cercare di dare ariosità e dinamismo al processo sommario che si sviluppa tra le quattro mura entro le quali tutto si svolge.

Ben più di una ‘Riunione di condominio’, ovviamente, mero punto di partenza per una lunga carrellata sulle miserie umane, i pregiudizi e l’intolleranza che nascono dall’ignoranza e dalla frustrazione, dalla solitudine e dalla paura, del diverso come della malattia. Paradossalmente spesso considerata tabù indicibile, intrattabile, e attraverso la quale si tende a definire un essere umano, come il film – e il corto prima di esso – ci ricorda, sottolineando come la lotta di molti per avere una vita normale possa essere ostacolata da chi si vanta di sensibilità o altruismo. Ma come sovente accade la discriminazione non conosce confini e battuta dopo battuta, sotto la lente degli altri finiscono tutti – a turno – i partecipanti a questa sferzante tenzone, ora giudici, ora imputati in un tribunale popolare che passa in rassegna scelte di vita e sessuali, relazioni e principi, in un’ordalia alla quale non si può fuggire. Soprattutto visto quanto anche fuori da quella stanza, nelle nostre vite, sui media, sui social, siamo bombardati da sparate omofobe, bigotte, razziste, patriarcali e oltre.

Tale rappresentazione di quanto rabbia sociale, radicalismo politico, conflitto generazionale e di classe siano alla base di tensioni che non sembriamo in grado di riconoscere, prima ancora che di affrontare, compone un amaro catalogo di debolezze – senza scadere nel didattico – che potrebbe persino commuovere i più empatici e che a tratti sconta una certa prolissità, alla quale il film cerca di sopperire con un tocco di sarcasmo e sporadici scatti più minacciosi, riuscendo a superare l’impasse con un crescendo finale nel quale si evidenzia la qualità degli interpreti impiegati, principale forza di un film che vive della loro – e del regista – capacità di conservare l’equilibrio di commedia e dramma. Fino alla conclusione, che si spera lasci agli spettatori la voglia di immedesimarsi in questo o quel condomino e riflettere sulle proprie convinzioni, oltre a rendere chiaro se quello scelto sia o meno un lieto fine… oltre che dolce.

 

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