Riccardo Milani

DATI TECNICI
Regia
Interpreti
Durata
Genere
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Musiche
Distribuzione
Nazionalità
Anno
Presentazione e critica
Sembra di vedere il cinema neorealista di De Sica. Un estratto di commedia umana nel microcosmo di un paesino. Come nel precedente film dello stesso regista “Un mondo a parte” viene messa sotto una speciale lente antropologica una comunità sul limitare dell’estinzione e tuttavia ben radicata in un territorio che sembra averla tradita. In La vita va cosi, però, il deserto sociale avanza inesorabile e porta con se il rinnegamento dei valori di un pugno di compaesani, che in altre parole non si fanno scrupolo di rinunciare alla propria identità e sono pronti ad abdicare al sentimento comune di solidarietà, che fino a quel momento ha permesso loro di restare umanamente vivi e uniti. Emarginano Efisio lo “strano” il “diverso” che alla propria identità centrata sul focolare domestico, e sulla storia di generazioni che esso contiene, invece non sa proprio rinunciare. Il ricatto morale che il protagonista affronta si presenta sotto forma di sviluppo economico-sociale ritagliato su misura per una di quelle zone arretrate del Paese rimaste fuori dal PIL nazionale. Ne nasce una lotta tra mito e realta, ostinazione e convenienza, rispetto (che parola obsoleta!) e umiliazione (intesa come capacità di sapersi adeguare ai cambiamenti indotti dalla globalizzazione). Quando l’imprenditore Abatantuono guarda la città di Milano dall’attico dove hanno sede i suoi affari, vede spiccare le Torri incriminate dai recenti scandali edilizi a simboleggiare anche lì il cambiamento e lo sviluppo economico-sociale intervenuto negli anni; scopre di sentirsi violentato come Efisio e di non avere mai avuto il coraggio di denunciare dimostrato dal vecchio pastore sardo. Forse un tempo anche il ricco imprenditore aveva sentito l’impulso di dire no, di fermarsi davanti al limite oltre il quale si diventa mostri che generano altri mostri, ma quando il progresso chiama, l’uomo risponde.
Da una parte, una spiaggia bianca con acqua cristallina e mucche al pascolo in mezzo alle dune. Dall’altra, una sala riunioni con vista Duomo in una Milano sommersa dal cemento. Di qua, un palazzinaro senza scrupoli che vuole costruire un resort di lusso su un tratto di costa incontaminato della Sardegna; di là, un pastore che non è disposto a vendere la terra di famiglia per far spazio alle ruspe, nemmeno per tutto l’oro del mondo. Su questo doppio binario si muove La vita va così, il nuovo film di Riccardo Milani scelto come titolo d’apertura fuori concorso della 20ma Festa del cinema di Roma. Una commedia sociale con un fondo amaro, che ci ricorda che i soldi non possono comprare tutto, e che parla di identità, dignità e difesa dell’ambiente.
Ispirato a una storia vera, e sceneggiato dal regista con Michele Astori, La vita va così comincia all’inizio del nuovo millennio, quando Giacomo, presidente di un potente gruppo immobiliare milanese, annuncia ai suoi soci di aver messo gli occhi su una spiaggia paradisiaca nel sud della Sardegna, per costruirvi un bel resort a cinque stelle. Forte del fatto che il progetto porterà su quel tratto di costa turisti, lavoro e soldi per tutti, Giacomo ritiene che convincere l’ultimo pastore rimasto a cedere la sua terra (i suoi compaesani hanno già tutti venduto) sia un gioco da ragazzi. “Efisio Mulas non sarà mai un problema”, gli conferma un suo collaboratore. La cifra che gli offrono è considerevole, si parla di centinaia di migliaia di euro. Ma anche quando, dopo anni di trattative, l’offerta raggiungerà svariati milioni, la risposta di Efisio (incarnato dal vero pastore sardo Giuseppe Ignazio Loi, 84 anni) sarà sempre la stessa: no, questa è casa mia, non vendo.
A cercare di fargli cambiare idea ci sono il capo cantiere Mariano, inviato sul posto per trattare con Efisio, e le suppliche dell’intera comunità locale, che si mette a fare la fila davanti alla porta del vecchio pastore (uno dei momenti più divertenti del film) per chiedergli di ripensarci: in un paese dove non c’è lavoro, il resort potrebbe cambiare la vita a tutti. Al fianco di Efisio, la figlia Francesca, combattuta tra la prospettiva di un futuro più prospero e l’attaccamento alla propria terra.
La vita va così è la storia di un pastore sardo contro tutti, ma anche di una comunità spaccata, divisa tra la necessità di lavoro e la tutela del territorio, e in cui gli uni sono messi contro gli altri, tristemente. Lo Stato è assente, gli amministratori locali si piegano facilmente, la giustizia è incarnata da una giudice che, nata e cresciuta in quei luoghi, fa la cosa giusta.(…)
La vita va così non è solo un film, ma uno strumento didattico potente per affrontare tematiche attuali e complesse con un linguaggio accessibile e coinvolgente. Ecco i principali motivi per cui proporlo agli studenti:
• Un’Attualissima questione identitaria e ambientale: Il film affronta con tono delicato lo scontro tra la tutela dell’ambiente e la spinta allo sviluppo economico. È un punto di partenza perfetto per discutere in classe il significato di progresso sostenibile.
• Un esempio di cinema sociale italiano: Il regista Riccardo Milani prosegue la sua riflessione sulle trasformazioni sociali del nostro Paese. Il film è una commedia sociale che unisce intrattenimento e impegno civile.
• Una storia vera con un cast eccezionale: La pellicola racconta una vicenda realmente accaduta, interpretata da un cast di grandi attori comici e drammatici.
• La scoperta di un territorio sardo autentico: Il film mostra la Sardegna in modo inedito, lontano dai cliché cartolina, immergendo lo spettatore nelle atmosfere e nelle tradizioni di una comunità locale. (…)
