La voce di Hind Rajab

Kaouther Ben Hania

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Striscia di Gaza 2024. Un'auto con a bordo una famiglia viene colpita dalle forze dell'Idf. Sopravvive solo una bambina di 6 anni che la Mezzaluna Rossa palestinese riesce a contattare telefonicamente. Seguiamo quindi i colloqui con Hindi di cui ci viene restituita la voce registrata dal centralino del pronto soccorso. Il suo destino sarà analogo a quello degli altri occupanti dell'auto anche a causa delle molteplici barriere che ostacolano l'intervento dell'ambulanza che si troverebbe a poca distanza da lei.
DATI TECNICI
Regia
Kaouther Ben Hania
Interpreti
Saja Kilani, Motaz Malhees, Clara Khoury, Amer Hlehel
Durata
89 min
Genere
Drammatico
Sceneggiatura
Kaouther Ben Hania
Fotografia
Qutaiba Barhamji, Juan Sarmiento G.
Montaggio
Maxime Mathis, Kaouther Ben Hania
Musiche
Amin Bouhafa
Distribuzione
I Wonder Pictures
Nazionalità
Tunisia, Francia
Anno
2025

Presentazione e critica

La voce di Hind Rajab, della regista tunisina Kaouther Ben Hania, è un esperimento mai tentato prima. Non era mai capitato infatti che un film unisse in questo modo attori professionisti che recitano un copione con la voce vera di una persona registrata prima che morisse; il tutto mettendo in scena eventi accaduti meno di un anno prima, in un conflitto che è ancora in corso. L’insieme di questi elementi è senza precedenti e ha richiesto una lavorazione a sua volta unica e innovativa. Il film è stato presentato un mese fa alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il premio della giuria, ed è nei cinema italiani dalla settimana scorsa, in lingua originale.

Nel gennaio del 2024 Ben Hania stava lavorando a un nuovo film ma decise di interrompersi quando la Mezzaluna Rossa palestinese, il corrispettivo locale della Croce Rossa, diffuse la storia di Hind Rajab, una bambina palestinese di sei anni che li aveva chiamati dopo un attacco dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, perché era rimasta l’unica persona viva nell’automobile in cui viaggiava con alcuni parenti. La Mezzaluna Rossa aveva diffuso l’audio della telefonata con Hind Rajab, che dura 70 minuti e si compone di diverse chiamate. Ci vollero infatti ore perché la Mezzaluna Rossa ottenesse l’autorizzazione a mandarle dei soccorsi. La storia e il fatto che esistesse un documento audio a raccontarla spinsero Kaouther Ben Hania a cercare un modo per farne un film.Per iniziare a lavorare concretamente al film Ben Hania ha dovuto ottenere l’autorizzazione di tutte le persone che sarebbero state rappresentate. È stato chiesto innanzitutto alla Mezzaluna Rossa se fosse disposta a concedere la registrazione integrale e quelle delle telefonate con i parenti di Hind Rajab e con i paramedici, perché potessero essere usate nel film. Poi la regista ha parlato con gli operatori che ricevettero la telefonata e che sarebbero stati interpretati da attori e attrici, raccogliendo testimonianze e ascoltando eventuali obiezioni. Successivamente si è rivolta ai genitori di Hind Rajab, che non erano nell’auto con lei e che vivono nella Striscia di Gaza. Tutto questo avveniva in parallelo alla scrittura della sceneggiatura, che in questo caso è un calco romanzato degli eventi reali.

Contrariamente a quello che può sembrare, La voce di Hind Rajab non è una cronaca fedele ma una versione compressa degli eventi reali. Per esempio, della telefonata non sentiamo tutto l’audio ma una versione montata in modo che sia più chiara al pubblico. Gli obiettivi fin dall’inizio erano due: rimanere fedeli ai fatti raccontati dai protagonisti, e creare una storia che non fosse solo quella della bambina ma anche quella dei soccorritori. In particolare il film mostra come funziona e come spesso non funziona il loro lavoro. La voce di Hind Rajab riesce in questo modo a rendere un singolo evento paradigmatico di una storia più ampia. Viene sottolineata chiaramente la responsabilità dell’esercito israeliano. Il film è costruito interamente attorno alla voce registrata di Hind Rajab: un caso quasi unico nella storia del cinema, ma non così strano per Kaouther Ben Hania, che ha sempre fatto film al confine tra vero e fiction.(…)

Si capisce quindi come Ben Hania sia potuta arrivare a una simile idea per la storia di Hind Rajab. Questa esperienza le ha consentito di trovare soluzioni produttive mai esplorate, come far recitare gli attori con auricolari nascosti nei quali ascoltavano le risposte della vera voce di Hind Rajab, oppure non ripulire l’audio reale delle telefonate per renderlo pulito come l’audio degli attori e quindi più ricevibile per gli spettatori. Ha scelto poi di usare le vere voci anche nel caso delle telefonate dei parenti e dei paramedici e, in certi momenti, ha rinunciato agli attori per utilizzare direttamente la vera voce dei lavoratori della Mezzaluna Rossa che parlarono con la bambina.In una delle scene più forti e senza precedenti, il film mostra gli attori che recitano la telefonata mentre uno di loro li riprende con un cellulare, e nello schermo del telefono si vede il vero video girato all’epoca, con le persone riprese che compiono le stesse azioni. Una simile sovrapposizione, se non gestita con grande cura, avrebbe potuto risultare artificiosa, confusa o anche solo di cattivo gusto.Il risultato finale quindi unisce impegno politico, grande partecipazione emotiva e una sperimentazione tecnica senza precedenti. Anche per questo, a lavorazione quasi finita, la produzione ha mostrato una copia provvisoria a varie celebrità che sapeva avrebbero potuto aiutare il film. Dopo averlo visto, Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Alfonso Cuarón, Rooney Mara e Jonathan Glazer (regista di La zona d’interesse) hanno deciso di diventarne produttori esecutivi.(…)

Ilpost

Davanti a La voce di Hind Rajab (The Voice of Hind Rajab, titolo originale), presentato in concorso a Venezia 82, la sospensione dell’incredulità passa in secondo piano, come passa in secondo piano l’oggettività analitica. Quello della regista tunisina, che nel 2023 aveva già diretto lo splendido Quattro Sorelle, non è un film come gli altri. L’autrice è mossa dalla stessa impotenza che proviamo quotidianamente, volendo in qualche modo agire rispetto a una realtà sconvolgente. Non può esserci giudizio critico, nonostante ben Hania non scavalchi mai certi confini, prendendo posizione solo e soltanto attraverso le immagini che, nemmeno a dirlo, riescono a parlare con una forza talmente potente da risultare glaciale. L’abbiamo detto, La voce di Hind Rajab, stretto in novanta minuti, ripercorre le drammatiche ore che hanno tenuto al telefono la Mezzaluna Rossa con la bambina. Hind, a bordo di una vettura, stava provando a fuggire da Gaza insieme ad altri sei membri della famiglia, tra cui gli zii e sua cugina. Kaouther ben Hania rintraccia e ripercorre quegli attimi senza mai uscire dalle quattro mura di un ufficio, portando in primo piano l’operato dei volontari, il loro coinvolgimento, la loro esasperazione e la loro rabbia. Ad interpretarli, primo piano su primo piano, ci sono Saja Kilani, Motaz Malhees, Clara Khoury e Amer Hlehel. Come sottolineato nel titolo, sono proprio le voci a fare da filo logico e illogico di una storia che si regge sulle testimonianze rintracciate dall’autrice, e poi ovviamente si regge sulle strazianti ma incredibilmente composte registrazioni, rese pubbliche dalla stessa Mezzaluna.
E se tutto è, umanamente parlando, marginale rispetto al cuore della storia e alle intenzioni dell’operazione (l’attrice Saja Kilani ha detto in conferenza che “il film non è un’opinione, ma ha salde radici nella realtà”), il salto in avanti, voluto e impuntato dall’autrice, si aggancia all’esplosività politica e marmorea del cinema. E non è un caso che a produrre il film ci sia gente come Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jonathan Glazer, Alfonso Cuarón. Lo sottolinea anche Kaouther ben Hania, quando nelle note di regia scrive che “l’invenzione narrativa sia lo strumento più forte del cinema. Più potente delle ultime notizie o dell’indifferenza dello scrolling”. Questione di immagini e di emozioni, messe lì, stirate e stropicciate lungo un’ora e mezza che dura un attimo. Minuti saturi come i toni cromatici voluti dalla regista: il rosso, il blu, il nero. Gli stessi colori utilizzati in Quattro Sorelle. La voce di Hind Rajab punta quindi alla conservazione del ricordo, distruggendo quelle distrazioni che possono farci distogliere lo sguardo. Ancora una volta, il cinema dimostra di superare qualsiasi zona di comfort, evitando di mostrare la violenza – inflazionata, sdoganata, giustificata dai politici occidentali – per suggerirla attraverso la paura, l’ansia, il silenzio. Strumenti reali e lucidi di un film inclassificabile e onestamente invalutabile secondo i canoni e gli standard. Cosa resta, alla fine? La voce di una bambina sperduta, che trascende il cinema superando l’impotenza e l’indifferenza.

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