The Life of Chuck

Mike Flanagan

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Una serie di eventi sta sconvolgendo il mondo così come lo conoscevamo. Internet non funziona più (privando di Pornhub i suoi più affezionati frequentatori). La California si sta staccando dagli Stati Uniti, in seguito ad eventi tellurici. Le scuole non hanno studenti. Sui pochi mezzi di comunicazione ancora funzionanti compare il ringraziamento al contabile Chuck Krantz per i suoi 39 anni di contributo all'umanità. Da qui inizia il percorso à rebours che ce ne illustra la vita e la passione per il ballo.
DATI TECNICI
Regia
Mike Flanagan
Interpreti
Tom Hiddleston, Karen Gillan, Samantha Sloyan, David Dastmalchian, Mark Hamill, Matthew Lillard, Molly C. Quinn, Jacob Tremblay, Mia Sara, Chiwetel Ejiofor (…)
Durata
110 min
Sceneggiatura
Mike Flanagan
Fotografia
Eben Bolter
Montaggio
Mike Flanagan
Musiche
The Newton Brothers
Distribuzione
Eagle Pictures
Nazionalità
USA
Anno
2025

Presentazione e critica

Charles Krantz è un uomo qualunque, una delle tante esistenze che compiono il loro ciclo vitale su questa Terra eppure, a suo modo, come tutti noi, è speciale. Per raccontare la sua vita sono necessari tre atti che, muovendosi a ritroso, mostrano il suo mondo interiore, il suo modo di essere e un’infanzia piena di lutti e dolori che lo hanno reso l’uomo che pian piano impariamo a conoscere. Ogni elemento della vita di Charles fa parte di lui e di un universo che è suo e solo suo: persone incontrate, passioni a cui dedicarsi, mancanze, gioie, vita e morte unite in una danza che spinge la sua esistenza sempre più avanti e allo stesso tempo lo rendono centro gravitazionale di ogni cosa.

I lettori abituali di King si saranno accorti di come negli ultimi anni allo scrittore piaccia partire da capisaldi della letteratura per poi costruire storie dove orrore, dramma e azione si fondono in un connubio perfetto. Anche nel racconto The Life of Cuck accade la stessa cosa, anche se l’horror viene sostituito da una semplice pennellata di paranormale. Il senso della narrazione, infatti, è racchiuso nella poesia di Walt Whitman e in particolare nei versi “Mi contraddico? Va bene, mi contraddico, sono vasto, contengo moltitudini” presi dall’opera il Canto di me stesso (Song of Myself). Ed è proprio nell’idea che ciascuno di noi possa contenere moltitudini che il film trae la sua forza: il protagonista nella sua breve vita costruisce e porta con sé un universo pulsante, un luogo della mente popolato da ogni cosa, persona o esperienza compiuta negli anni in cui ha vissuto rappresentando un inno potente e allo stesso tempo intimo, all’esistenza e alle sue infinite possibilità.Il film _The Life of Chuck_parla di tutto questo e molto di più attraverso una vicenda tanto semplice quanto straordinaria, sceneggiata con equilibrio e impreziosita dalle meravigliose interpretazioni di Tom Hiddleston, Mark Hamil, Karen Gillan, Chiwetel Ejiofor e molti dei volti ricorrenti nelle opere di Flanagan, attori ai quali qui affida ruoli marginali ma incisivi che fanno parte, in qualche modo, della sua cifra stilistica.Questo lungometraggio è infatti Flanagan all’ennesima potenza: un regista che sa adattare il suo stile per metterlo sempre e comunque a servizio dell’opera ma che al contempo riesce a far trasparire un’impronta chiara e personale. Anche se qui sembra abbandonare i suoi caratteristici primi piani e cambi di fuoco ricorrenti a favore di una regia più lineare, ogni inquadratura, come da sua tradizione, contiene una quantità di particolari impressionante, dettagli utili a raccontare la vita di Chuck anche attraverso ciò che lo circonda.(…)

(…)The Life of Chuck è un film riuscito che, seppur sfrutti solo minimamente l’elemento paranormale, riesce a condensare con efficacia il senso intero di una vita tanto normale quanto straordinaria. L’ottima scrittura, infatti, si unisce ad una regia attenta e completamente a servizio della storia, dando vita ad un lungometraggio semplice e allo stesso tempo ricco di molteplici significati, proprio come il suo protagonista.

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(…) La struttura di The Life of Chuck si dispiega in tre capitoli apparentemente scollegati tra loro e disordinati, ognuno con una propria voce, che solo nel generale e successivo incastro rivelano il disegno complessivo. Ciò che a prima vista appare frammentato si ricompone in un mosaico in cui la vicenda personale di Charles Krantz diventa specchio collettivo. È in questo gioco di sconnessioni e risonanze che prende corpo la tensione poetica dell’opera, capace di disorientare e incantare al tempo stesso, di lasciare senza parole e scuotere nel profondo.
The Life of Chuck è un film che sperimenta e gioca con lo stesso concetto di “narrare”. Rinunciando fin dall’inizio all’idea di una costruzione lineare, il lungometraggio di Flanagan apre il proprio sguardo su un mondo sfumato e difficile da assorbire di primo acchito, slegandosi dalle convenzioni del caso, per poi abbracciare totalmente non soltanto la dimensione più letteraria e poetica del racconto in corso (narratore esterno, ecc.), ma anche e soprattutto quella più puramente cinematografica.

Le immagini e il modo in cui inquadrano e abbracciano gli eventi in corso hanno un peso assoluto e fondamentale nella costruzione più delicata di una storia estremamente sensoriale e intima. La regia di Flanagan funziona molto bene in questo senso, facendosi sguardo personale e motivo di analisi, in qualche modo, ma anche di lettura oltre le cose.
The Life of Chuck non è un racconto come gli altri. Dietro l’apparente semplicità della sua storia si celano tantissimi rimandi e riflessioni che fanno dell’esistenzialismo di fondo motivo d’indagine e di amore per la vita stessa. Un approccio tematico del genere, ovviamente, universalizza facilmente gli intenti del lungometraggio, ampliandone la fruizione e impreziosendone il valore più concettuale.

Andando oltre la poetica più formale, The Life of Chuck convince anche e soprattutto per via del suo cast e della credibilità di fondo in termini di scrittura e interpretazione. I personaggi non hanno bisogno di troppe presentazioni e, anche laddove non arriva la voce narrante, subentra il lavoro fatto da Tom Hiddleston, Karen Gillan, Samantha Sloyan, David Dastmalchian, Mark Hamill, Matthew Lillard, Molly C. Quinn, Jacob Tremblay e tutti gli altri. The Life of Chuck, quindi, è una vera e propria piccola perla preziosa. Pur nella sua apparente semplicità, la pellicola parla le tantissime lingue di una vita vissuta che potrebbe interessare chiunque. C’è un amore particolare amore e un confronto continuo con l’inatteso a impreziosire una narrazione che lascia sicuramente senza parole, specialmente per il messaggio di fondo. Al di là dell’intreccio, quello che resta è un invito a interrogarsi su ciò che davvero sostiene e alimenta l’esistenza di tutti noi sotto tantissimi punti di vista differenti: i legami, i ricordi, la percezione del tempo che scorre e la bellezza che si cela negli interstizi della quotidianità, nelle cose percepite da tutti o anche solamente sfiorate, ma anche la morte e la perdita di qualcuno caro.
Tutto trova il proprio equilibrio e raison d’être pure laddove si sfidano le convenzioni strutturali basilari del caso. The Life of Chuck è quindi un film che abbraccia l’enigma dell’essere, trasformando la fragilità del singolo individuo in una dichiarazione universale e impossibile da ignorare o negare: ogni percorso umano, per quanto apparentemente effimero, segreto, intimo e silenzioso, custodisce in profondità un valore impossibile da ripetere o reiterare, unico.

Cinema.everyeye