Dune – Parte 2

Denis Villeneuve

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Paul Atreides e sua madre Jessica si trovano tra i Fremen insieme al leader di un loro clan, Stilgar, e alla guerriera Chani. Dovranno però imparare a farsi accettare dall'intero popolo Fremen e soprattutto Paul, che Stilgar crede essere l'atteso Messia di Dune promesso dalle Bene Gesserit, dovrà concretizzare la propria profezia, per guadagnare uno sterminato e micidiale esercito e con esso avere la possibilità di vendicare suo padre, il Duca Leto. Ma la profezia che vede Paul non è solo un sogno di vittoria bensì un massacro di inaudite proporzioni, una guerra santa che incendierà l'intera galassia. Il barone Harkonnen intanto continua a tramare per prendere il controllo dell'impero e, di fronte ai fallimenti di Rabban contro i Fremen, decide di affidarsi a un altro più letale rampollo: Feyd-Rautha, che le Bene Gesserit ritengono possa dare alla luce la loro attesa bambina suprema.
DATI TECNICI
Regia
Denis Villeneuve
Interpreti
Timothée Chalamet, Zendaya, Austin Butler, Christopher Walken, Florence Pugh, Léa Seydoux, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, Dave Bautista, Javier Bardem, Stellan Skarsgård, Charlotte Rampling, Stephen Henderson, Souheila Yacoub
Durata
166 min.
Genere
Fantascienza
Sceneggiatura
Jon Spaihts, Denis Villeneuve
Fotografia
Greig Fraser
Montaggio
Joe Walker
Musiche
Hans Zimmer
Distribuzione
Warner Bros. Pictures
Nazionalità
USA, Canada
Anno
2024
Classificazione
6+

Presentazione e critica

Paul Atreides e sua madre Jessica si trovano tra i Fremen insieme al leader di un loro clan, Stilgar, e alla guerriera Chani. Dovranno però imparare a farsi accettare dall’intero popolo Fremen e soprattutto Paul, che Stilgar crede essere l’atteso Messia di Dune promesso dalle Bene Gesserit, dovrà concretizzare la propria profezia, per guadagnare uno sterminato e micidiale esercito e con esso avere la possibilità di vendicare suo padre, il Duca Leto. Ma la profezia che vede Paul non è solo un sogno di vittoria bensì un massacro di inaudite proporzioni, una guerra santa che incendierà l’intera galassia. Il barone Harkonnen intanto continua a tramare per prendere il controllo dell’impero e, di fronte ai fallimenti di Rabban contro i Fremen, decide di affidarsi a un altro più letale rampollo: Feyd-Rautha, che le Bene Gesserit ritengono possa dare alla luce la loro attesa bambina suprema. Torna ancora più sontuosa e imponente la saga fantascientifica di Denis Villeneuve, tratta dai romanzi di Frank Herbert. Questa volta lo spettacolo del cinema si libera dal peso delle pagine dello scrittore, in una messa in scena di rara potenza. Se nel primo capitolo il regista canadese era stato piuttosto fedele al testo di Herbert, pur tagliandone ampie parti – per altro le stesse che già aveva dovuto tagliare David Lynch – in Dune – Parte 2 opera invece scelte più drastiche, ma decisamente felici. Cade per esempio una delle sottotrame più inutili del libro, quella in cui Gurney Halleck, che Paul ritroverà come contrabbandiere, vuole vendicarsi di Jessica perché la considera la traditrice del Duca.

Ancora più netta è poi la trasformazione del personaggio di Alia Atreides, la sorella di Paul che riceve le visioni delle acque della vita dei Fremen mentre è ancora nel grembo della madre. Le Bene Gesserit la considereranno un abominio, ma la bambina che nel libro arrivava alla corte dell’imperatore dove nessuno la vuole ma dove inspiegabilmente nessuno neppure la rimuove, qui semplicemente ancora non ha modo di nascere. Il tempo del film è infatti ridotto, Paul non sta con i Fremen per anni, non fa un primo figlio con Chani (destinato nel libro a morire per mano delle truppe imperiali) e dunque non può essere Alia, per fortuna, ad avvelenare il Barone Harkonnen in quella che era la scena più anticlimatica del tomo di Herbert. Villeneuve trova altre strade, più cinematografiche, e dà molto più spazio al conflitto, che Herbert invece liquidava in ampie ellissi, interessato agli intrighi di corte anziché alle manovre belliche. Eppure è solo nel mostrare la guerra che è davvero possibile dare fin d’ora corpo al lato oscuro della profezia che perseguita Paul, ossia quella guerra sterminata che farà di lui il peggior assassino della Storia dell’Umanità. Herbert infatti promette un Messia superumano ma non ne fa un salvatore, anzi la sua ascesa è una catastrofe senza precedenti, che se pure pone le basi per una sorta di rinascimento, passa però per una Guerra santa come non se ne sono mai viste. (…) La messa in scena delle battaglie in Dune – Parte due è davvero grande cinema, dove le forme gigeriane delle macchine di morte degli Harkonnen (ancora più evidenti nelle architetture del loro depauperato pianeta, dove persino il sole è alterato a tal punto da illuminare in bianco e nero) si scontrano con la guerriglia color sabbia dei Fremen. L’imperialismo tecnologico soccombe al sabotaggio, alle mine e alle imboscate, rivelandosi incapace di domare il popolo ribelle in una chiara critica delle operazioni americane in Medio Oriente. Solo quando gli esasperati Harkonnen passeranno a praticare bombardamenti a tappeto otterranno alcune vittorie, giudicate però senza onore dai Fremen, perché combattute non faccia a faccia. Il disprezzo per la tecnologia è del resto uno dei temi che attraversa la saga di Dune, una remota fantascienza dove le Intelligenze Artificiali sono state soppresse secoli addietro – una moratoria che oggigiorno non appare così scriteriata. Se si vuole trovare un limite all’operazione di Villeneuve, questa è probabilmente nel personaggio di Chani, reso qui indipendente e combattivo contro la profezia delle Bene Gesserit, cosa che sulla carta probabilmente funzionava bene, ma che su schermo obbliga Zendaya a recitare imbronciata per lunghe sezioni del film.

Anche il montaggio dei combattimenti all’arma bianca, pure così importante, continua a essere molto frammentato, senza essere violentemente nervoso, ma almeno nel duello finale tra Paul e Feyd-Rautha riesce a funzionare discretamente, senz’altro meglio che nel combattimento conclusivo del film precedente. Visivamente soverchiante con imponenti architetture brutaliste, titanici vermi della sabbia, grandiose navi spaziali ed esplosioni che riempiono lo schermo di fuoco, il film lascia invece perplessi sul fronte sonoro, dove la colonna di Hans Zimmer, pur in molti tratti suggestiva e mistica, si riduce in battaglia al suo ormai abusato pompare di aggressivi bassi, che francamente hanno fatto il loro tempo già da qualche anno e risultano ormai più fastidiosi che impressionanti. Ma sono dettagli, così come si potrebbe imputare a Villeneuve di mancare di un estro davvero visionario quando Paul apre le proprie “porte della percezione” con le acque della vita. A fronte però di uno spettacolo di davvero rara e convincente solennità, tutto si perdona. Dune – Parte 2 è il meglio che il grande cinema spettacolare hollywoodiano oggi possa produrre.

 

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Si esce disorientati dalla visione di Dune Parte 2. Storditi dalla quantità di informazioni che il sequel firmato da Denis Villeneuve, dopo un primo capitolo comunque denso ma più contenuto, riversa addosso in quasi tre ore di durata. Ma ci si sente anche travolti da un’esperienza cinematografica unica, potente, importante. Perché Dune – Parte 2 è il blockbuster per antonomasia che in realtà non vuole essere un blockbuster. Ed è un conflitto interiore che il film porta su di sé per tutto il tempo, senza mai rifiutarlo. Anzi, abbracciandolo. E il risultato è un’opera semplicemente stratosferica: autoriale, gigantesca, che rimane – anzi, rimarrà – cristallizzata nel tempo. L’elemento straordinario di questo sequel sta nella sua estrema coerenza – narrativa, stilistica, di tono – con il primo capitolo. Una continuità quasi reverenziale, nel segno di una solennità imponente e di un ritmo che rimane giustamente compassato per larga parte del racconto.

Dune – Parte 2 è un film orgogliosamente speculare al primo. Soprattutto nel riprendere spunti e situazioni anticipati in passato fino a dargli un senso pienamente compiuto, simbolico. Un cerchio che si chiude: così coerente, per l’appunto, da sembrare girato per davvero back to back. E che conferma quanto, effettivamente, la Parte 1 non fosse che un lunghissimo prologo, un atto necessario per delineare il worldbuilding, un terreno di preparazione in attesa che il suo autore riversasse genio, stile e anima nella lunga e sofferta trasformazione di Paul Atreides in Muad’dib, plasmato da uno Chalamet perfetto e a tratti stupefacente.

 

Dune – Parte 2 è unico anche perché mette in campo un’epica fantascientifica desueta, addirittura in controtendenza rispetto ai canoni del cinema commerciale. Si prende tutto il tempo necessario per costruire l’ascesa-discesa del suo protagonista, è tanto esasperato quanto ammaliante nel suo tono religioso. Demolisce, frammenta e poi riunisce le molteplici sottotrame. Lo fa sacrificando indubbiamente qualcosa: non concede moltissimo spazio ai comprimari, lascia solo qualche briciola alle moltissime (e iper prestigiose) comparse, ma delinea un cast di personaggi di assoluto valore e immenso spessore. Tra i quali, ancora una volta, spicca il peso delle figure femminili, guidate da una Rebecca Ferguson divina ed eterea, assurte a deus ex machina e perfettamente funzionali nella concezione biblica e mitologica del racconto e dei personaggi.

Questo Dune è un’opera le cui parti si completano perfettamente grazie alla maestosa potenza visionaria di Denis Villeneuve. Ancor più del suo predecessore, sfodera un’impalcatura visiva totalizzante, di una forza mistica e travolgente. Da guardare rigorosamente sullo schermo più grande possibile affinché il gigantismo della sua messinscena lasci davvero senza fiato. Perché il linguaggio cinematografico di Villeneuve colpisca con il suo tipico piglio autoriale, espressione di un’anti-epica che urla silenzio: è quando tutto si ferma, quando gli sconfinati orizzonti sabbiosi di Arrakis si stagliano sull’immensità del cosmo, che la calma di Dune diventa davvero assordante. Così tanto che quella sabbia la senti penetrarti le ossa, marchiarti a fuoco la pelle. E ti rimane addosso, ti resta dentro. È quello che ti lascia Dune, è quello che Dune regala al cinema.

 

Cinema.everyeye