Emma e il giaguaro nero

Gilles De Maistre

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Crescere nella foresta amazzonica ha regalato a Emma la più rara delle amicizie: un cucciolo di giaguaro di nome Hope. Quando un tragico evento costringe Emma a lasciare Hope per New York, il suo unico desiderio è tornare nella foresta e dal suo cucciolo. Trascorsi alcuni anni nella Grande Mela e abituatasi alla vita di città, Emma scopre che il suo villaggio d'infanzia è minacciato dai trafficanti di animali e decide che deve tornare in Amazzonia dal suo amato giaguaro. Intraprende così un viaggio per ricongiungersi con Hope e salvarla da coloro che cercano di distruggere la foresta pluviale e la sua fauna selvatica.
DATI TECNICI
Regia
Gilles De Maistre
Interpreti
Lumi Pollack, Paul Greene, Wayne Baker, Airam Camacho, Emily Bett Rickards, Kelly Hope Taylor, K.C. Coombs
Durata
100 min.
Genere
Commedia
Sceneggiatura
Prune De Maistre
Fotografia
Olivier Laberge
Montaggio
Julien Rey
Musiche
Armand Amar
Distribuzione
01 Distribution
Nazionalità
Francia
Anno
2024
Classificazione
Tutti

Presentazione e critica

Emma è un’adolescente cresciuta in Amazzonia con i genitori appassionati ambientalisti. Dopo la morte della madre vive a New York con il padre. Quando viene a sapere che il giaguaro nero con cui era cresciuta ora rischia di essere catturato dai bracconieri come specie rara inventa una scusa e parte. Viene seguita dalla sua professoressa di Biologia che ha molteplici paure e vorrebbe riportarla indietro.

De Maistre si è ormai profilato come il regista che porta sullo schermo gli animali rispettando la Natura. Nel senso più pieno del termine perché non si limita a realizzare film con specie apparentemente difficili da utilizzare su un set ma non fa uso di effetti speciali. Il giaguaro, in questa occasione, ha interagito a lungo sia come cucciolo che come animale adulto con le tre attrici protagoniste (le interpreti di Emma bambina, di Emma adolescente e della professoressa di biologia). Quindi il rapporto tra esseri umani e felino non ha nulla di artefatto, ivi compresi gli slanci affettuosi o gli scatti improvvisi.
Ovviamente siamo di fronte a un film per famiglie che si rivolge a bambini e a preadolescenti (come la protagonista) non nascondendo di far uso di alcuni stereotipi narrativi. Emma è volitiva e coraggiosa anche se precocemente segnata dalla morte della madre. La professoressa di biologia, detestata perché fa fare esperimenti sulle rane, è piena di paure ma progressivamente se ne libera. Il capo della tribù degli indios è saggio e coraggioso. La donna a capo dei bracconieri è avida e senza scrupoli. Tutto ciò però è finalizzato ad una narrazione che mette in luce non solo la necessità della difesa della fauna ma anche l’urgenza di bloccare il processo di deforestazione che in Amazzonia sta assumendo proporzioni insostenibili dall’intero pianeta. Le riprese paesaggistiche mettono in luce quanto questo polmone verde rappresenti una risorsa e lo fanno grazie ad una storia in cui l’azione, sul versante degli esseri umani, è affidata a una bambina, alla stessa divenuta ragazzina e a una giovane donna.

Segno di un cinema che può permettersi di fare avventura al femminile sottolineando poi, con un personaggio minore ma non troppo, il progetto di colonizzazione anche culturale sotteso agli interventi più eclatanti ed appariscenti. Può sorprendere poi che si faccia ampio uso di un brano musicale che decenni fa divenne il simbolo della lotta contro una dittatura sanguinaria. Sentir risuonare i versi di un canto come “El pueblo unido jamas serà vencido” in un film per famiglie ci ricorda, ammonendo i più giovani, che non c’è vittoria possibile senza una unione di intenti. Che lo si faccia raccontando la crescita e i rischi che corrono un felino e una ragazzina non va considerato in maniera negativa visto che è utile per far passare il messaggio.

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Considerata il polmone verde della Terra, l’Amazzonia negli ultimi anni è stata vittima non solo del disboscamento, ma anche del traffico illegale di fauna selvatica, e solo recentemente ha iniziato a gravare su di lei la minaccia della siccità, che rischia di farla diventare una savana. Da sempre la salvaguardia dell’ambiente e delle specie protette che popolano queste aree del pianeta sono al centro di numerose campagne di protesta organizzate da attivisti in tutto il mondo. Non è un’impresa facile, ecco perché spesso si ricorre a più strumenti di comunicazione. Ed è così che Gilles de Maistre, documentarista e giornalista francese già noto per opere quali Mia e il leone bianco, torna dietro la macchina da presa per un nuovo film, Emma e il giaguaro nero, con l’intenzione di seguire sullo schermo un’altra storia di amicizia (e amore) fra una bambina e un animale selvaggio, inseriti in un contesto a rischio come quello della foresta pluviale brasiliana, muovendo così una protesta sociale. Nel cast troviamo Paul Green nel ruolo del padre di Emma, quest’ultima interpretata da Airam Camacho e Lumi Pollack rispettivamente da bambina e da adolescente.

Una delle cose più belle che la vita possa regalare, al di là dei rapporti umani, è un forte legame con gli animali. Lo sa bene Emma, cresciuta nella foresta amazzonica con genitori animalisti, che ogni giorno si mobilitano per fermare i bracconieri. È lì che la piccola, per pura fortuna del destino, fa un incontro speciale con un piccolo giaguaro nero, al quale si affeziona dando il nome di Hope. Il tempo passa, Emma e Hope crescono insieme, finché uno spiacevole evento costringe la bambina a tornare a New York, dove inizia una nuova vita pur ancora avendo dentro di sé il desiderio di tornare in quella che lei definisce la sua vera casa. L’occasione si presenterà quando scoprirà che il suo villaggio d’infanzia è minacciato dai trafficanti di animali, decidendo così di tornare in Amazzonia dalla sua Hope per poterla salvare e portarla in un’area protetta, mentre nel frattempo proverà anche a fermare coloro che vogliono distruggere la foresta pluviale. Già dal suo Mia e il leone bianco, pellicola dell’autore più conosciuta, Gilles de Maistre si è incasellato in quella cerchia di registi che si battono ogni giorno, insieme ad ambientalisti e animalisti, per sensibilizzare riguardo la tutela degli animali e dell’ambiente, con un occhio di riguardo sul problema dell’estinzione dei primi. Se nel primo portava avanti una denuncia su ciò che di orribile si può celare dietro l’allevamento di leoni, in Emma e il giaguaro nero l’attenzione si sposta sul commercio illecito di specie protette, a cui si lega a doppio giro l’abuso edilizio. Nel far comprende tematiche così complesse ai più piccoli (ricordiamo che è un racconto per famiglie) il film mette al centro un’eroina coraggiosa che, nel salvare la sua amica d’infanzia Hope, insegna agli adulti il rispetto verso il pianeta in cui vivono. Un’epica avventura che va a dimostrare quanto si possa imparare dalla purezza di cuore dei bambini, non contaminati dall’avidità che ad oggi corrode il tessuto umano e capitalista.

E se già la bellezza del messaggio basta per rendere Emma e il giaguaro nero una pellicola riuscita, lo è ancor di più sapere che, come nel caso di Mia e il leone bianco, anche qui si è ricorso a un vero legame sviluppatosi gradualmente fra due giaguari in carne e ossa e le attrici. Quello che fa vedere il regista è quanto più reale, tanto che il trasporto affettivo messo in scena nelle sequenze fra Lumi Pollack e il felino ci investe totalmente, perché autentico e non intaccato dall’uso posticcio della CGI, la quale spesso e volentieri rovina la portata emotiva delle scene. L’unica scelta meno condivisa, al netto di quanto scritto, è l’aver dato alla prima parte molto più spazio di racconto, sacrificando un po’ il finale, più affrettato. Emma e il giaguaro nero resta comunque un film per famiglie ben confezionato, che pur avendo alcuni personaggi stereotipati e dei risvolti prevedibili che fondano il genere, riesce a gestirli al meglio regalando al contempo sia una riflessione sulle tematiche ambientaliste che del puro e sano intrattenimento.

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