Life Is Not a Competition, But I’m Winning

Julia Fuhr Mann

Image
Sinossi – Se la storia è scritta dai vincitori, che ne è di coloro a cui non è stato mai permesso di partecipare alla gara? Un collettivo di atleti queer entra nello Stadio Olimpico di Atene con l’intenzione di onorare coloro che sono sempre stati esclusi dal podio dei vincitori. Incontrano Amanda Reiter, una maratoneta transgender che ha dovuto confrontarsi con i pregiudizi degli organizzatori sportivi, e Annet Negesa, un’atleta degli 800 metri che è stata esortata dalle federazione sportive internazionali a sottoporsi a chirurgia ormonale. Insieme creano un’utopia radicale e poetica, lontana dalle rigide regole di genere degli sport agonistici.
DATI TECNICI
Regia
Julia Fuhr Mann
Interpreti
Annet Negesa, Amanda Reiter, Caitlin Fisher, Daniel Marin Medina, Chun Mei Tan, Eva Maria Jost, Jakob Levi Stahlberg, Oumou Aidara, Greta Graf
Durata
79 min
Genere
Documentario
Sceneggiatura
Julia Fuhr Mann
Fotografia
Caroline Spreitzenbart
Montaggio
Melanie Jilg, Merit Giesen
Nazionalità
Germania
Anno
2023

Presentazione e critica

Julia Fuhr Mann (1987) ha studiato filosofia, letteratura e sociologia e, in seguito, documentario all’Università della Televisione e del Cinema di Monaco. Ha contribuito a curare il festival di cinema femminista Bimovie, co-fondato un evento di cinema queer-femminista ed è parte dell’organizzazione Queer Media Society. Il suo cortometraggio Riot Not Diet è stato presentato in oltre 60 festival internazionali (compreso Hot Docs Documentary Film Festival) e ha vinto numerosi premi.

Note di regia – La forma del film documentario ha una particolare predilezione nel raffigurare i suoi protagonisti afflitti da uno stato di sofferenza. A dispetto di tutte le buone intenzioni, queste narrazioni tendono a sfruttare le esperienze dei protagonisti, in quanto vengono utilizzate come nucleo drammaturgico di un film. Il conflitto è il motore della storia. Ma limitando un film alla descrizione del dolore, spesso il palcoscenico cinematografico viene consegnato alle dinamiche che scatenano tali circostanze dolorose. Nell’opera Life Is Not a Competition, But I’m Winning per noi è stato cruciale non utilizzare la sofferenza dei protagonisti per costruire una narrazione ricca di suspense. Invece, i momenti utopici di coesione collettiva si intrecciano lentamente con le vite dei protagonisti così come con la composizione visiva delle nostre immagini. La sofferenza e il dolore si fondono in una visione di comunità queer che crea una vigorosa contrapposizione alla violenza commessa.